Scambio di accuse tra democrativi e Area popolare su Jobs act (askanews) - Roma, 12 feb 2014 - Resta alta la tensione in maggioranza dopo l'ok alla proposta Pd, sostenuta da M5S e Sel, di inserire nel parere sul decreto delegato sul contratto a tutele crescenti uno stop all'applicazione delle novita' anche per i licenziamenti collettivi. All'indomani dello strappo sono diversi i commenti con lo scambio di accuse tra Pd e Ap. Per il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ap), il Pd conservatore compie passi indietro in una gia' timida riforma. Ora - ha accusato Sacconi - anche a prezzo di maggioranze spurie con la sinistra radicale e i 5 stelle, il Pd chiede di cancellare l'applicazione delle nuove regole ai licenziamenti collettivi che sono una naturale proiezione di quelli individuali. Per non dire degli altri passi indietro invocati dal presidente della Commissione lavoro della Camera. Se poi tutto cio' si combinasse con l'irrigidimento delle tipologie contrattuali flessibili saremmo in presenza di una vera e propria controriforma. Una tesi respinta dalla capogruppo del Pd in commissione, Annamaria Parente, la quale sottolinea: nella serata di ieri il gruppo Pd in commissione Lavoro ha votato in modo compatto il parere positivo. Abbiamo inoltre proposto un'integrazione nella quale si invita il Governo a valutare l'ipotesi di mantenere la reintegra in caso di violazione dei criteri previsti dai contratti collettivi. Non e' un passo indietro o una volonta' di conservazione, come sostiene Sacconi, ma un modo di tutelare la dignita' del lavoratore in un contesto di grave crisi economica e sociale. L'impianto innovativo del Jobs Act, che il Pd ha fortemente voluto, e' intatto. (Segue) Cos