Le competenze digitali sono gli "abilitatori umani" della Trasformazione Digitale: il punto di vista di Assintel
Assintel Report 2018 - Approfondimento di pag. 77 |
Se il mercato e le tecnologie stanno mutando, portando il Digitale al centro di strategie, processi, approcci, dobbiamo poter traslare il medesimo ragionamento su chi vi lavora: oggi più che mai occorre sapersi adattare alle nuove competenze che il mercato richiede, altrimenti si diventa come una vecchia pellicola analogica, un walkman, un volume cartaceo dell’Enciclopedia Universo: ben rilegato e ben scritto, ma ormai obsoleto e destinato al macero. Entriamo così nel mondo delle cosiddette competenze digitali, che a ben vedere sono un’altra di quelle keyword di moda che risuonano nelle bocche di tutti. Nel sentirne il volume potremmo credere che si tratti di concetti ormai assimilati e di dominio pubblico: dal governo alle imprese, dalla pubblica amministrazione alle scuole alle università, si parla sempre più spesso di cultura digitale, profili digitali, gap digitale, eppure questo gap resiste e nulla di significativo cambia.
In un Paese che ama la moda e la retorica, è molto più semplice far circolare una parola e condirla come una pietanza nei piatti più diversi, rispetto ad affrontarla con rigore e progettarne la messa a terra. “Digitale” è un tema poliedrico che ha a che vedere con l’allineamento di un intero Paese a processi e approcci nuovi, dunque ha bisogno di essere affrontato con una visione sistemica, con logiche circolari e non lineari. Ciò significa comprendere i molteplici attori e fattori in gioco e studiare una strategia complessa che li muova verso un obiettivo definito. Proviamo a scattare una fotografia generale del tutto: la trasformazione digitale sta rapidamente portando società e mercati verso processi, tecnologie e approcci nuovi, che creano valore ed efficienza, smuovono aspettative, attivano risorse. Per cavalcarli, occorrono skills adeguate, che sono in continuo mutamento perché in continuo mutamento è il mondo dell’ICT. Il sistema delle imprese cerca queste skills sul mercato ma fatica a trovarle, in quanto scuole e università hanno intrinsecamente una velocità di reazione sclerotizzata che porta ad un disadattamento dei programmi rispetto alle esigenze reali di chi sta là fuori.
A tutto ciò si aggiunge un vecchio errore, tipico di un modello sociale fordista e rigido come quello industriale novecentesco: pensare al digitale come ad un insieme di profili professionali stabili, da dettagliare, normare, adottare, formare, assumere. Ora e per sempre. Peccato che in natura ciò non esista, i profili sono meri aggregati di competenze in continuo mutamento, come i briks di un lego che in ogni istante crea nuove costruzioni. Da qui è partita una sfida, raccolta nel nostro Osservatorio delle Competenze Digitali: non pensare più ai profili ma ad aggregati di competenze, che abbiamo mappato utilizzando gli standard europei dell’e-CF.
Questa rivoluzione sta lentamente espugnando alcune fortezze e allargandosi alle aziende della Domanda, ma il percorso è lungo, perché l’altezza delle mura è inversamente proporzionale alla diffusione della nuova cultura digitale. Una di queste è costituita dai contratti nazionali di lavoro, anch’essi arroccati su logiche vecchie. Ecco perché Assintel, insieme a Confcommercio, ha insistito per introdurvi un ponte fra le figure professionali dell’ICT e le competenze e-CF.
A ciò è collegato anche il modo in cui queste figure vengono poi retribuite in azienda, perché in gioco c’è la loro valorizzazione e la costruzione di sani equilibri tariffari nel mercato, finora violentato da anni di corsa al ribasso nelle gare - private ma soprattutto pubbliche – che ha portato a prosciugare i margini. Tutto ciò ha impattato nel modo con cui le aziende dell’Offerta possono coltivare e formare i propri talenti, innestando un freno alla crescita e all’investimento verso nuovi prodotti e servizi competitivi che a loro volta frenano circolarmente la loro diffusione nella società.
Esiste poi la medesima criticità, elevata al quadrato, se guardiamo dentro alla Pubblica Amministrazione: al di là dei proclami, infatti, la rivoluzione digitale è stato un flop, come hanno dimostrato i recenti risultati della Commissione parlamentare di inchiesta sulla digitalizzazione della PA presieduta dall'On. Coppola.
Poi ci sono fenomeni che appaiono di nicchia, ma come sempre le nicchie nascondono il germe di cambiamenti epocali: un esempio è lo smart working. Che è collegato al Mobile, ma anche all’essere sempre e ovunque connessi. Che si collega al problema della security aziendale. E che, infine, si connette con un’idea più efficiente e sostenibile del lavoro, della mobilità e del welfare. Pochi ancora vi pensano, ma proprio su questo tema c’è un gap di competenze da colmare: non tanto a livello tecnico quanto di approccio. Imprenditori e manager non hanno ancora digerito la deroga al controllo, non hanno ancora imparato come si fa a gestire la relazione a distanza, che ha modalità e dinamiche nuove, in sostanza devono ancora inventarsi un nuovo modello di leadership.
Risorse
- Il Gruppo di Lavoro Human Resources
- L'Osservatorio delle Competenze Digitali
- I risultati della Commissione Parlamentare sulla Digitalizzazione della PA