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Avete mai pensato a quante piccole tracce lasciamo ogni giorno in modo consapevole oppure involontario?
Azioni apparentemente insignificanti che rivelano delle emozioni che non siamo sempre in grado di raccontare in modo appropriato o che non vorremmo rendere palesi a uno sconosciuto.
Sono micro dati, così piccoli da essere indecifrabili per chi non ha un occhio allenato ma densissimi di informazioni per chi è del mestiere.
Dicono tanto di noi come persone e professionisti e possono rivelare il motivo dei nostri comportamenti, scelte di consumo, codici linguistici, tensioni culturali.
C'è una materia che si occupa di mappare questi small data in Rete: si chiama etnografia digitale o netnografia, disciplina collegata alla sociologia, la psicologia e le neuroscienze.
L'obiettivo? Capire meglio il nostro presente iperconnesso, migliorare le strategie di comunicazione dei brand e intercettare i segnali deboli del futuro all'orizzonte, perché di fatto i territori online non sono abitati da avatar, ma da persone in carne e ossa con necessità, paure, sogni.
Imparare a osservare questi segni significa capire meglio chi sta dall’altra parte dello schermo e come il mondo del web ci percepisce, quando surfiamo tra un sito e un social o conversiamo nelle piazze digitali.