18/04/2012 - “Meno flessibilità in entrata e aumento dei costi per le imprese: così il settore ICT soffoca"
Milano, 18 aprile 2012. Meno flessibilità in entrata e ugual rigidità in uscita: questo in sintesi quanto esce dal nuovo testo di riforma del mercato del lavoro.
Che se da un lato risponde alle esigenze di aumentare le tutele per i lavoratori atipici, troppo dista dai livelli mimini che una società civile dovrebbe garantire, dall’altro lato non risponde alle un settore altamente specifico come l’Information Tecnology.
Le aziende digitali lavorano soprattutto per progetti e per commesse, per i quali utilizzano specifici professionisti con competenze costantemente elevate: è un ecostistema dall'equilibrio delicato, minacciato costantemente sia dalla concorrenza internazionale di paesi assai più convenienti dal punto di vista del costo del lavoro, sia e soprattutto sistema di gare pubbliche al ribasso.
In questo contesto di difficoltà (il mercato crolla del -2,9% nel solo primo trimestre) la riforma proposta aumenta i costi per le aziende e la rigidità nella gestione delle flessibilità in entrata. I contratti a termine rischiano di divenire di difficile praticabilità, nemmeno mitiganti dall’esclusione della causale in quanto limitata a sei mesi. Si determina inoltre una presunzione di non correttezza nell’uso delle partite IVA e dei contratti a progetto, la cui nuova regolamentazione di penalizzare pesantemente le lavorazioni a commessa, tipiche del nostro comparto.
Sul fronte dei costi appare incomprensibile e negativa la scelta di far pesare sulle imprese, in modo del tutto indifferenziato, il costo per l’Aspi che riguarda l'apprendistato. In questo modo nei fatti si penalizzano proprio quelle imprese che possono aprire le porte del lavoro alle giovani generazioni. Il testo del provvedimento inoltre stabilisce anche incrementi contributivi per la gestione separata anche per coloro che sono iscritti ad altre gestioni previdenziali.
Per ciò che riguarda la flessibilità in uscita, pur comprendendo le necessità di tener conto delle differenti esigenze di tutti gli attori del mercato del lavoro, il nuovo testo non risponde affatto alle richieste aperture che da tempo ci vengono sollecitate dalle imprese e ai nostri partner europei.
Commenta Giorgio Rapari, Presidente di Assintel: "Il precedente testo era frutto di un lungo lavoro di mediazione e di compromesso cui si era giunti non senza importanti rinunce rispetto le legittime attese delle imprese, ed anche del settore ICT, esposto a una pesante concorrenza internazionale e a una decisa contrazione degli investimenti. Il testo del disegno di legge appare significativamente peggiorativa, auspico che il Parlamento e il Governo modifichino la riforma nell'ottica di favorire lo sviluppo del mercato e dell'occupazione".