A cura di William Nonnis
Un Paese realmente civile, sensibile al benessere della propria cittadinanza, lo si vede dall’attenzione che riserva alla sanità pubblica, dedicando risorse economiche e impegno scientifico al continuo progresso di questo ambito, tanto nevralgico per l’intera società.
Prendersi cura di un paziente significa non solo intervenire direttamente sul suo stato di salute, ma facilitare e semplificare, in ogni modo possibile, il suo rapporto con le strutture sanitarie, offrendo una reale assistenza e supporto a trecentosessanta gradi, proprio nel momento in cui, di fronte ad una malattia, ogni persona si trova in una condizione di fragilità, anche emotiva.
L’innovazione tecnologica, quando non si specchia nelle acque della vanità per dimostrare la propria capacità di oltrepassare “le Colonne d’Ercole”, ma si fa concreto sostegno alle attività umane, nell’healthcare può dimostrare tutto il suo valore.
La Blockchain (quella pubblica, cioè permissionless), in particolar modo, con la sua attitudine fortemente sociale e le sue fondamenta ben piantate nella certezza e sicurezza dei dati inscritti nei suoi registri, rappresenta la soluzione digitale alla mancanza di continuità dello storico clinico dei pazienti e di una condivisione di informazioni tra strutture mediche.
Grazie a questa tecnologia, si possono dismettere, infatti, i vecchi faldoni cartacei in cui, finora, si è stati soliti conservare i vari referti medici, a favore di un semplice quanto affidabile click apportando, in tal modo, un cospicuo contributo evolutivo all’archiviazione dei dati.
Perché, consegnare a referti fisici la storia clinica di un paziente, è spesso causa di una consistente discontinuità di informazioni nel percorso sanitario di quel paziente, vuoi per deterioramento dei documenti cartacei, che per il loro smarrimento, creando così un pericoloso vuoto di dati clinici, che può rallentare, se non inficiare, diagnosi tempestive e terapie specifiche, in caso di malattia.
Una chiave digitale, invece, in possesso ad ogni utente del servizio sanitario nazionale, sin dalla nascita, grazie alla Blockchain ha la capacità di divenire un archivio blindato, che restituisce in ogni momento uno specifico dato, oppure tutte le informazioni mediche a disposizione.
I sostanziali benefici di un passaporto sanitario digitale, per il cittadino sono molteplici perché, in tempo reale, oltre a tutto il suo percorso clinico, egli può avere accesso in rete ad iter clinici, che prima richiedevano la presenza fisica dell’assistito nelle aziende ospedaliere di riferimento. Come il cambio del medico di base, ad esempio, che può essere effettuato, in maniera semplice ed istantanea, incrociando i dati di residenza dell’utente, con quelli dei medici presenti nel territorio di pertinenza e, tra quelli, rintracciando i medici con posti disponibili per gli assistiti, rinvenire il medico più adatto alle proprie esigenze.
Facilitare la quotidianità dell’individuo, è il must che l’innovazione tecnologica deve porsi per procurare benessere alla comunità, agevolando anche lungaggini burocratiche, così da restituire un tempo di qualità al cittadino.
Un principio essenziale di facilitazione, che apre a scenari del tutto nuovi, in una realtà in cui, il “buon tempo” di cui siamo sempre in difetto, ci può essere regalato da una tecnologia amica.
E non solo perché, grazie all’utilizzo delle molteplici funzioni integrate nella Blockchain, può tutelare la privacy di accesso ai dati sanitari - argomento molto caro all’ideologia che sottende la Blockchain - è assicurata a tal punto che quei dati restano di proprietà esclusiva dell’utente, che può sceglierne l’utilizzo.
È nella sua facoltà, infatti, decidere, tra tutto lo storico clinico con il meccanismo della catena di blocchi, composto da anamnesi, referti, cure e terapie, quali informazioni e/o quale branca sanitaria mostrare e a chi, potendo contare su una chiave di accesso differente per ogni referto.
Partendo dall’altro grande beneficio che la Blockchain può procurare in ambito clinico, ossia la condivisione di dati con altre strutture sanitarie – contemporaneamente e in ogni angolo del globo tecnologizzato - un enorme e veloce impulso alla ricerca in campo medico/scientifico è la prerogativa che ne deriva posto che, in tempi pari a zero, il registro distribuito ha la capacità di raccogliere, archiviare, suddividere e incrociare, una quantità infinita di informazioni.
La certezza dei dati inscritti in rete, data l’impossibilità di modificarne o corromperne il contenuto, diviene così una base comune, a livello mondiale, su cui intraprendere nuovi progetti scientifici, avendo a disposizione big data con una mole di informazioni pari a miliardi e miliardi di terabyte.
Con la Blockchain, sensibilissima, come si diceva, nel tutelare la privacy degli utenti, cambia anche l’angolo di visuale della ricerca, perché consente la visibilità e la riconoscibilità, non delle informazioni cliniche, ma dei medici, dei ricercatori e delle aziende che le utilizzano per i propri studi, rendendo i proprietari di quei dati, vale a dire i pazienti, parte attiva e partecipe dei progetti di analisi.
In tempo reale gli esiti scientifici vengono condivisi con il paziente che, a quel punto, con tempi ridottissimi può scegliere dove e come curarsi.
La priorità che la Blockchain assegna alla centralità dell’individuo, la sua libertà, consapevolezza e responsabilità delle proprie scelte, è il fulcro del sistema distribuito che, con l’assoluta circolarità della propria struttura, non solo garantisce un approccio semplificato e affidabile alle informazioni, ma consente un percorso di sviluppo aperto, equo e trasversale delle possibilità.
Inoltre la Blockchain è un elemento importante per la cybersecurity, un contributo alla sicurezza ma non una soluzione.
Un’”umanizzazione” delle cure, verrebbe da dire, da parte di questa tecnologia, che sostiene una nuova humanitas e che, proprio nel settore dell’healthcare, apre al meglio il suo ventaglio di opportunità e utilità sociale.