L'articolo 29 della nuova legge di Stabilità ha allertato tutte le associazioni del settore digitale, perché la scoperta del taglio del 50% delle risorse della PA nelle spese ICT ci ha lasciati di stucco.
Proprio quel Governo che proclama il sostegno alla trasformazione digitale, il Governo dei tag e dei tweet, quello di Venaria e dei Digital Champion(s), ci ha lanciato un fulmine a ciel sereno.
Qualcuno ha scritto sui social, subito dopo, che non c’è da stupirsi, che questo è il governo dello storytelling e non del fare, ma foss’anche vero, questa narrazione per noi “non s’ha da fare”, perché è anti-storica, perché frena laddove il settore IT sta finalmente cominciando a vedere la luce oltre il tunnel, così tuona il presidente Assintel Giorgio Rapari. Oltretutto, gli investimenti in IT della PA sono anticiclici e strategici, creano efficienza e risparmio, attivano l'ecosistema di fornitori e da lì danno linfa al mercato. Ma anche su questo fronte sembra che ci siano problemi di udito, per i nostri amministratori: secondo l'Assintel Report, nel 2015 la PA è quasi l'unica area di mercato che vede un calo degli investimenti in Information Technology (PA Centrale: -2,5%, Enti Locali: -2%, Sanità: -2,6%).
Assintel, insieme a Confcommercio nazionale, è entrata nel coro delle proteste e delle proposte, che in gergo chiamiamo lobbying, quella sana, che vuole contribuire a migliorare una situazione che è migliorabile ma anche molto peggiorabile. Il pressing ha cominciato a dare i suoi frutti, che possiamo vedere in un maxi emendamento della stessa Commissione Bilancio di Palazzo Madama, in cui i tagli diventano “intelligenti”.
In sintesi, viene proposto di spalmare la riduzione nel triennio 2016-2018, relativamente alla spesa annuale media per la gestione corrente del solo settore informatico al netto dei canoni per servizi di connettività e della spesa effettuata tramite Consip. Viene inoltre creato un Piano Triennale, elaborato da Agid, che dovrà contenere, per ciascuna amministrazione o categoria di amministrazioni, l’elenco dei beni e servizi informatici e di connettività e dei relativi costi, suddivisi in spese da sostenere per innovazione e spese per la gestione corrente.
I risparmi derivanti da questa misura, ecco una nota positiva, dovranno essere usati dalle PA per investimenti in materia di innovazione tecnologica.
Stiamo all’occhio!