Il bisogno di competenze e profili digitali

Dobbiamo seminare più competenze digitali per poter raccoglierne i frutti che servono alle nostre imprese. Le dimensioni di un fenomeno che va oltre l’ICT

Abstract:
Il settore ICT nel nostro Paese sta saggiando l’avanguardia di un fenomeno che presto diverrà consistente: il bisogno di competenze e profili digitali, che non riguarda solo le aziende tecnologiche ma via via anche tutte le altre, agganciate sempre più alla trasformazione digitale. Un dato: per ogni cinque annunci di lavoro pubblicati, ad oggi solo uno viene soddisfatto. E una provocazione: se domani nascesse una nuova tecnologia mai vista, quanto tempo ci vorrebbe prima di avere un laureato che ne fosse specializzato? Leggi l’articolo di Claudio Salano, coordinatore del Gruppo di Lavoro HR Assintel.

Il settore ICT nel nostro Paese sta saggiando l’avanguardia di un fenomeno che presto diverrà consistente: il bisogno di competenze e profili digitali.

Ovviamente è il più esposto fra i settori, perché l’innovazione stessa parte da qui, e se non ci sono persone con le competenze per lavorarci l’innovazione si ferma. Ma l’onda lunga arriva via via in tutti gli altri comparti, perché non stiamo solo parlando di tecnologia in senso stretto ma della sua applicazione dentro ai processi e ai DNA stessi delle imprese.

Assintel monitora il fenomeno ormai da anni attraverso l’Osservatorio delle Competenze digitali, che anche quest’anno ne ha confermato il trend. Dati alla mano, ad esempio, nel 2022 sono stati pubblicati circa 219.000 annunci di lavoro per professionisti ICT ma solo 44.000 neolaureati o diplomati nel settore sono entrati effettivamente nel mercato del lavoro: come dire, per ogni cinque annunci di lavoro pubblicati, solo uno viene soddisfatto.

La risposta del sistema formativo “classico” si sta adeguando, come può, alle esigenze del mercato. E’ però un sistema istituzionale e quindi intrinsecamente poco elastico ai veloci cambiamenti di contesto. Se domani nascesse una nuova tecnologia mai vista, quanto tempo ci vorrebbe prima di avere un laureato che ne fosse specializzato?

Si aggiungono anche fattori di tipo “narrativo”: ci sono credenze riduzionistiche sulle materie STEM, mentre il digitale pervade tutto e oggi è anacronistico dividere il mondo in modo manicheo, o umanistico o tecnico, o analogico o digitale. Tanto più che a questa distinzione si somma anche un divario di genere, per il quale si continua a credere allo stereotipo per cui le ragazze siano più adatte agli ambiti umanistici, privandole dell’opportunità di avvicinarsi alle STEM. E allora cosa fare?

Il sistema - dal suo interno - sta già correndo ai ripari con esiti positivi. Ci sono gli ITS, ci sono le Accademy aziendali, le università stanno sempre più cercando di dialogare con il mondo delle imprese. Dobbiamo però riuscire a “embeddare” le logiche del digitale nel DNA stesso del sistema formativo: per questo c’è bisogno di parlarne, di sensibilizzare a ogni possibile occasione tanto il mondo politico quanto quello formativo; e nel frattempo dobbiamo continuare creare iniziative dal basso, in cui le associazioni come Assintel possono fare da ponte fra il mercato e le scuole / università, attivando un’osmosi su tanti singoli progetti specifici.

A cura di Claudio Salano, Coordinatore GdL HR - Formazione